Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  lunedě 04 aprile 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Dio è tornato, ma è precario

di Piero Welby (Il Calibano)

Difficiles nugae (cretinate difficili). (Marziale, Epigrammi, II, 86)

Di Marco Respinti si sa che è “Militante di Alleanza Cattolica” e scrive su Il Domenicale e ha un conto aperto con “ la ModernitĂ  in lattine” perchĂ© si è accorto che la data di scadenza sulle lattine delle risposte preconfezionate da quella che in storia del pensiero occidentale si chiama ModernitĂ  con la maiuscola sia superata da un pezzo”. "L'etĂ  moderna - scrive Blumenberg ­- ha accettato di considerare come proprio com­pito problemi che il Medioevo aveva posto e apparentemente risolto, ma che erano stati sol­levati solo e proprio per il fatto che ci si cre­deva in possesso delle risposte". Naturalmente, l’epigono del Gambero Rosso ha le idee chiare anche sui ristoranti da evitare e in particolare sconsiglia la trattoria della Rnp: “Occhio dunque al cibo avariato dei rosapugnoni.”  L’insofferenza del nostro gourmet per  i ristoranti e le bibite gassate –anoressia mentale o focomelia concettuale?-  si spiega forse con il timore (o tremore) di finire come “Massimo Bordin, Daniele Capezzone, i rosapugnoni [che] spernacchiano a ogni occasione”. Di cosa si nutra lo stilita domenicale è presto detto: Pera e Radici Cristiane! La dieta dell’anacoreta, come Ezechiele e il Battista insegnano, è molto piĂą varia e comprende locuste, miele selvatico, radici amare e, la domenica, bacche. Se questa dieta a base di Pera&Radici lo salva dal meteorismo - ma non era meglio prendere due Mylicon? - non lo salva dalle allucinazioni, tant’è che ha confuso il ritorno di Introvigne col ritorno di Dio. Non “l’ipotesi del Deus absconditus che ci riporta […] alla nostra insuperabile condizione umana di precarietĂ  e fallibilitĂ . [che] Ci impone il “dovere del dubbio”. Introduce il relativismo critico e l'epistemologia della scepsi anche nel pensiero teologico che alla fede dogmatica impone di sostituire la fede scettica, non il Dio di  Bonhoeffer “Vor und mit Gott leben wir ohne Gott” (Con e al cospetto di Dio noi viviamo senza Dio), ma il Dio montaliano di Vento sulla mezzaluna “L’uomo che predicava sul Crescente/mi chiese “Sai dov’è Dio?” Lo sapevo/e glielo dissi”. Il Dio che è tornato va di casa in casa, come un rappresentante della Folletto, ma, invece dell’aspirapolvere ha la lista dei firmatari di Magna Carta “Di questi volti di queste persone, con i loro pregi e i loro difetti, i loro limiti e le loro grandezze, parrebbe insomma servirsi oggi Dio per bussare alla porta, toc toc, sono tornato”. Questo Dio è un precario chiamato a lavorare per la Moratti e a dare un posto fisso a ben quindicimila insegnanti di religione che hanno ottenuto il passaggio in ruolo (pur mantenendo la nomina da parte dell’autoritĂ  ecclesiastica) poichĂ© “La Conferenza episcopale fornisce il proprio apporto per un insegnamento della religione cattolica armonicamente integrato nel sistema scolastico e dinamicamente idoneo a interagire con le altre discipline”. Questo Dio è un precario chiamato da Ruini a far da garante ai “banchieri cattolici”, a sponsorizzare l’astensione dal referendum, a boicottare i politici “laicisti”, a tirare la volata elettorale, a fare da testimonial all’8 per 1000 ecc. Il Domenicalante, un creazionista che detesta il tempo perchĂ© il tempo è innanzitutto il divenire (crf. E. Severino, La filosofia futura e il senso greco del divenire) e dimentica che “Questo mondo è il "migliore" non perchĂ© tutto va bene, nĂ© perchĂ© vi sia una provvidenza che lo governa e lo porta a buon fine, ma perchĂ© l'uomo con la sua azione può ridurre progressivamente il ma­le e perfezionarlo" (crf. S. Natoli, Tempo e storia), vorrebbe ammorbidire la cervice dei “chierici della ModernitĂ  laicista di piĂą dura cervice – quella che dalla presa della Bastiglia alla legge francese sulla laĂŻcitĂ© alla FIVET tout se tient”. Vorrebbe, ma non può proprio perchĂ© la Bastiglia è stata presa e Dio non torna per riscrivere la storia o “In barba ai rosapugnoni”. Miroslav Volf, in un articolo apparso nel 1992 sulla rivista internazionale di teologia “Concilium”, scrive: “Ma le credenze religiose devono per forza essere o «indubitabili» o «non meritevoli di fiducia»? Queste sono le due uniche opzioni per i fondamentalisti. La terza possibilitĂ , quella veramen­te cristiana, è la certezza della speranza. PoichĂ© i cristiani sono un popolo in cammino verso il loro destino finale, la loro conoscenza non può essere la conoscenza di chi è giĂ  arrivato. Trattare le cre­denze sulla realtĂ  ultima come se fossero esse stesse ultime, signifi­cherebbe una confusione tra l'essere in cammino e l'aver raggiun­to la meta, cioè sarebbe sposare una forma epistemologica di esca­tologia iper-realizzata [...]. Il carattere provvisorio delle credenze autenticamente cristiane corrisponde alla natura del pensiero criti­co, i suoi risultati sono sempre preliminari. Se non voglio accettare ciecamente le credenze religiose, posso dare ad esse soltanto un «assenso provvisorio». Questo non comporta necessariamente una mancanza di impegno [...]. Siccome do il mio assenso alle creden­ze religiose, posso agire sulla base di queste [...]. PoichĂ© il mio assenso è provvisorio, devo essere aperto alla possibilitĂ  che que­ste credenze si dimostrino sbagliate”.